venerdì 6 agosto 2010

Basta che funzioni

Titolo: Basta che funzioni

Cast: Larry David, Evan Rachel Wood, Henry Cavill

Regia: Woody Allen

Durata: 90 min

Anno: 2009

Genere: Commedia

Trama: Boris è il protagonista cinico di questa commedia, un uomo che ama autodefinirsi genio, una vittima di crisi di panico notturne, un superstite di un suicidio andato male e un rompiscatole che sembra non finire mai di considerare tutto ciò che accade nel mondo come qualcosa di inutile o di sbagliato. Si isola dal mondo e non vuole avere contatti con nessuno se non con i suoi pochi stravaganti amici che lo sopportano a fatica. Il caso gli fa conoscere l'adolescente Melody, una vera antagonista in tutto e per tutto. I due però riescono a vivere fianco a fianco nonostante questo sembri impossibile agli occhi di amici e parenti ed instaurano un rapporto temporaneo che, come suggerisce il titolo, funziona per entrambi.

Parere personale: una commedia che sottolinea la transitorietà dei rapporti umani. Il regista però guarda l'altra faccia della medaglia. Questi infatti vengono visti come "cura" per procurarci una temporanea felicità e quindi considerati utili ai fini del benessere dell'uomo.
Ovviamente per mostrare il suo pensiero, Woody Allen utilizza i personaggi esilaranti e le situazioni grottesche tipiche dei suoi film. Tuttavia, la commedia non è di certo brillante come altre e risulta un po' banale soprattutto nella seconda parte.

Consigliato: sì

Citazioni: "Quanto odio i festeggiamenti di capodanno... tutti vogliono disperatamente divertirsi, cercando di festeggiare in qualche misera patetica maniera! Festeggiare che cosa? Un altro passo verso la tomba? Ecco perchè non lo dirò mai abbastanza: qualunque amore riusciate a dare e ad avere, qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia.. basta che funzioni!"
"Se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza.Mia nonna però non ha le ruote, mia nonna ha le vene varicose."

Voto: 6,5





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1 commento:

  1. Caustico e feroce come non mai, l’attacco dell’ultimo film di Woody Allen ambientato di nuovo a New York, sembra un urlo di dolore al pari di quello di Edward Norton in “La 25.a ora”. Il regista sembra avercela con tutti: con le notizie stupide dei giornali, con la religione, i sentimenti amorosi transitori, i propositi salutisti, le finte onorificenze. Ce l’ha con la vita stessa. Moderno colonnello Kurtz che esalta a modo suo l’orrore e le brutture del mondo.

    Boris Yellnikoff, il personaggio intorno al quale ruotano le vicende della pellicola, non è nient’altro che una rappresentazione del Woody Allen pensiero. Larry David che lo interpreta è davvero ottimo nella sua mirabile gestualità e nello spirito ossessivo e rissoso che lo contraddistingue. Boris si sposerà, come dice lui, per acquisire l’illusione di un significato e acquietare la paura dei suoi ricorrenti attacchi di panico notturni.

    Così, di fronte all’allegria di una donna che egli ritiene senza pretese, è in disarmo totale. La poco più che adolescente Melody (Evan Rachel Wood) è felice con i cani e con i figli degli altri, è generosa, splendente, comprensiva, semplice. Incarna un po’ la spensierata giovinezza di Mariel Hemingway in “Manhattan”.

    Analizzatore spietato e lucidissimo dei nostri tempi, Woody/Boris ha un’esatta visione d’insieme. Rifila agli amici (e a noi spettatori) una serie interminabile di ramanzine sui guai e i tormenti del mondo. Sproloqui adolescenziali, filosofia spicciola? Da questo punto di vista forse non luccica niente di nuovo sotto il sole alleniano, ma gli interpreti lasciano un’impronta di incommensurabile estro (la madre sudista di Patricia Clarkson è deliziosa). L'invasione degli ultrareligiosi

    La concezione del mondo visto attraverso gli occhiali di Allen è come una piccola Kodak: nessuno la usa più, però che bell’impronta da prendere in considerazione… Anche se i topoi e i clichè sembrano essere ormai un po’ abusati: Boris rifugge lo stress cercando perennemente il suo equilibrio e la metodicità, per eliminare i germi lavandosi le mani si prende il tempo necessario che serve a cantare 2 volte “Tanti auguri a teee”, detesta quando viene scambiato per un ex giocatore di baseball o per un possibile premiato agli Oscar.

    In Allen non si è ancora esaurita la vena bergmaniana secondo la quale l’uomo sarebbe ossessionato da un gran numero di tristi speranze e sogni. Il Sig. Yellnikoff ha un brutto carattere, è un incallito misantropo, si nega i piaceri della vita vera, quella che ti fa mettere i sentimenti in gioco, che ti coinvolge tuo malgrado all’interno di spazi che non conosci bene come quelli di casa tua. Scopre che i principi della meccanica quantistica non sono applicabili alle leggi della natura umana.

    Dio sarà stato anche un armonioso arredatore, ma in certi casi si è divertito a mettere qualche suppellettile fuori posto. Per questo (e poco altro) rendiamo grazie a Dio.

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